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 CHI SIAMO

C`e` chi parla di un miracolo, ma piu` semplicemente si dovrebbe guardare con maggior rispetto a quei “Veci” emigranti italiani, tanto poveri quanto determinati.
Gente che con grandi fatiche e grandi sofferenze ha lottato contro una natura ostile in ambienti sconosciuti, ha vinto la fame e le malattie con una volonta` ferrea ed un`intelligenza ammirevole, riuscendo a creare una regione che oggi è forse la più prospera e moderna del Brasile... la terra del vino, dei Gauchos e delle ortensie, una terra dove un italiano si puo`, anzi, penso che debba sentirsi orgoglioso dei suoi antichi conterranei.

Epopea Italiana
La Terra del vino

   di Giancarlo Frecchiami  foto di Victor Hart

Ma andiamo con ordine... nel lontano 1885, alcuni gruppi di gente povera, delle regioni Veneto, Trentino ed in misura minore della Lombardia, decisero di partire verso un sogno... un sogno chiamato America e piu` propriamente Brasile, in cerca di quella fortuna che funzionari brasiliani, mandati in Europa alla ricerca di immigranti, promettevano. A loro veniva promessa la terra, la liberta` di religione, la piena cittadinanza e qualche aiuto iniziale. Cosi raggiunsero faticosamente Genova, con le poche cose che possedevano e qui imbarcarono per un lungo viaggio. Furono 46 giorni spaventosi, rinchiusi ed ammassati nelle stive in quantita` enorme, con poco cibo, poca acqua ed una situazione igienica allucinante... e come se non bastasse si trovarono anche in balia di numerose tempeste atlantiche. Cosi` dopo aver lasciato parenti ed amici in Patria, dovettero abbandonare in mare anche i loro morti.

Possiamo ben immaginare quale fu il loro giubilo quando arrivarono in vista della terra brasiliana... piu` esattamente a Porto Alegre, nell`estremo sud. Sembrava tutto finito... erano ormai giunti nella terra promessa, ma li attendeva una tremenda delusione. Le terre promesse erano verso l`interno del paese, gli aiuti promessi erano scarsi e spesso si limitavano a cibarie mal conservate. Ma tornare era ormai impossibile e cosi` partirono a piedi e con pochi muli verso l`interno. Qui` le vittime furono ancora piu` numerose, non esistevano strade nella Mata Atlantica, numerose erano le malattie, a quei tempi sconosciute, animali selvatici, persino alcune tribu` di indios ostacolarono quel lungo cammino di ben 188 chilometri fino ad un luogo chiamato Campo dos Bugres, dove poterono istallarsi liberando alcune zone dagli alberi.

Ma ormai il poco cibo rimasto li aveva ridotti alla fame e rischiavano di morire tutti quando vennero in loro aiuto alcuni indios della zona. Le tribu` di Xanxe-Cre-Re mostrarono a quella gente stremata come procurarsi il cibo, abbattendo strani animali simili ai porci, altri simili a scimmie ed integrando la dieta con alcuni frutti e soprattutto con i pinhão, grossi pinoli di un albero locale, ricchi di carboidrati che altrimenti sarebbero mancati. Ben presto impararono a seccarli, a macinarli ed a ricavarne una sorta di polenta... qualcosa di non troppo diverso da cio` che avevano lasciato in Patria.

Sorsero le prime case ed una chiesa in legno. Iniziarono le prime coltivazioni ed i primi lavori artigianali. La coltivazione della vite, con i viticci portati dall`Italia ebbe un esito davvero eccezionale e cosi` apparvero le strade, per permettere ai carri di trasportare l`uva verso le piu` ricche localita` e finalmente il vino. Il vino che divenne il motore trainante della zona. Strade furono aperte verso Porto Alegre e verso nord, dove iniziarono a commerciare con gli stati di Santa Catarina, il Parana` e persino nel lontano São Paulo. Con le prime case in pietra il paesino si allargo` e divenne la cittadina di Caxias do Sul. Ma restava moltissimo da fare, le estensioni del territorio che si allargavano sempre piu` creavano non poche difficolta` di spostamento e cosi` nacque la tradizione del “Cafe` Colonial”. Recandosi nelle vigne piu` lontane non c`era tempo per tornare a casa per mangiare... portarsi uno spuntino non bastava certo con un lavoro cosi` faticoso... il “cafe` da manha`”, cioe` la prima colazione, divenne sempre piu` ricca di ogni cosa, fino a diventare un fenomeno sociale, non un grande pasto, ma “il Pasto” principale della giornata, ricco di ogni bene, dal caffe` al salame, polenta, formaggi, frutta, verdura... tutto quanto era disponibile, ed in grande abbondanza.

Ma proprio questa espansione porto` alla costruzione di case lontane, che si aggregarono nelle vallate, tra i vigneti e le praterie ormai disboscate. La popolazione aumentava e cosi` nacquero numerose altre cittadine, tutte dominate dai primi discendenti dei Coloni, dall`amore per l`uva e dalle tradizioni insegnate loro dai padri.
Nacquero cosi` le citta` di Bento Gonçalves, Nova Trento, Garibaldi, Farroupilha, Carlos Barbosa, San Marco... e numerose altre, delle quali parlero` piu` diffusamente nei prossimi articoli.Le case vinicole, sorgevano ovunque, ingrandendosi esportando sempre piu` lontano, data l`ottima qualita` dei vini prodotti da queste terre rese generose dal duro lavoro. Le terre del sud del Brasile sono in genere di natura vulcanica e quindi ricche di ferro. Questo da all`uva (ed al vino) un sapore strano, non sgradevole ma particolare. Le terre delle valli intorno a Caxias invece, si trovano ai limiti di una colossale eruzione che ha interessato la zona milioni di anni fa e quindi sono piu` argillose, piu` simili alla terra italiana. Questo, insieme alla cura artigianale prestata dagli abitanti ed al loro amore per questo lavoro, alle vecchie botti dove la decantazione e` curatissima, ha portato a prodotti che nulla hanno da invidiare ai migliori vini italiani della zona veneta e trentina. Dopo molti anni vissuti in Brasile ci siamo trovati infatti per la prima volta a degustare un vino cosi` come lo si beve in Italia, un magnifico Cabernet prodotto dalla famiglia Piccoli (ormai di terza generazione rispetto ai primi Coloni), che sta cercando anche di allargare le antiche tradizioni del “caffe` colonial” con l`apertura al turismo.

Ora la citta` di Caxias do Sul e` la capitale della zona. Con l`arrivo dei Gauchos dall`Argentina e` stata introdotta e misturata una nuova stupenda tradizione alimentare e culturale, basata su carni saporitissime, polenta (ora di mais, ma ancora esiste quella di pinhão), frutta e verdura locale. Con oltre 400.000 abitanti nella sola capitale, ma alcuni milioni nelle citta` circostanti, si propone sempre piu` come la “locomotiva economica” della regione, e ci riesce benissimo dato l`alto tasso di crescita, una quantita` enorme di industrie modernissime e variegate nella produzione, una ricchezza ben distribuita tra gli abitanti... una lingua misturata ancora tra il portoghese ed il dialetto veneto. Senza parlare poi dello sviluppo culturale, basato pero` su un rispetto delle tradizioni antiche che in Italia e` un po` trascurato.

Ma questo e` solo un primo accenno alla cosa. Nel mese che resteremo qui intendiamo visitare, fotografare e scrivere piu` nei dettagli questo posto... questa citta` e le citta` che la circondano... questa Italia troppo poco conosciuta. Questa terra che i padri dei padri hanno trovato vergine ed ostile e che in soli 130 anni e` diventata una valle incantata, con citta` modernissime ma a misura d`uomo. Un posto che val ben la pena visitare.

P.S. Una divertente curiosita’: Da queste parti, alcune persone pensano e raccontano che la “Tarantella” sia napoletana, ed e’ nata dopo un’eruzione del Vesuvio che ha liberato dal sottosuolo numerosissime tarantole. Gli abitanti, per schiacciarle saltavano a ritmo di musica e cosi’ e’ nato il ballo. La cosa, raccontata da un artista sul treno era cosi’ credibile per gli stupefatti turisti, che non abbiamo avuto il “cuore” di smentirlo.

Giancarlo Frecchiami

Foto di : Victor Hart

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